Abbiamo parlato di alcuni dei problemi che infastidiscono i runner. Se la contrattura è un passaggio inevitabile e lo stiramento ci fa guadagnare una buona dose di cameratesca solidarietà, con uno strappo è comune visualizzare la chiusura solenne ed ermetica del ripostiglio in cui teniamo le nostre scarpe da corsa. MARCO ci dirà come affrontare anche questo imprevisto senza appendere le scarpe al chiodo.
“Con il termine strappo vengono identificati i traumi muscolari causati da una repentina contrazione che ha origine da una fase di completo rilasciamento, da un allungamento eccessivo del muscolo o da un sovraccarico di lavoro che portano ad una lacerazione del tessuto.
Lo strappo muscolare può essere paragonato alla progressiva rottura di una corda messa in tensione da due tiranti. In un primo momento si sbrogliano solo alcune fibre (lesione di I grado) e, man mano che la forza esercitata aumenta, lo sfilacciamento diventa sempre maggiore (lesione di II grado) fino alla completa rottura della corda (lesione di III grado).
Chi ne è colpito avverte un dolore acuto nella zona lesionata, tanto più intenso quanto maggiore è l’entità del danno. Il male avvertito viene rievocato ad ogni contrazione del muscolo offeso. Se il trauma è particolarmente grave il soggetto non riesce muovere la parte interessata ed il muscolo appare rigido e contratto. La comparsa di tumefazioni e gonfiori è spesso direttamente proporzionale all’entità dello strappo: più è importante e più saranno evidenti. Potrebbe inoltre manifestarsi una contrattura muscolare: è un meccanismo difensivo che il corpo attua per evitare che la lesione peggiori ulteriormente.
La prima cosa da fare in caso di strappo è sospendere immediatamente qualsiasi attività ed eseguire il protocollo del R.I.C.E. per i traumi acuti, come nel caso di uno stiramento. Si deve immobilizzare il muscolo e comprimerlo con un bendaggio adeguato, apporre del ghiaccio e sollevarlo.
Bisogna anche recarsi immediatamente da un medico che, a seguito di esami diagnostici (ecografia o risonanza magnetica), valuterà la reale entità del danno. Verrà stabilito un piano di recupero adeguato e, se necessario, una cura farmacologica. Una lesione di primo grado è risolvibile nel giro di 1-2 settimane mentre una di secondo grado prevede tempi di guarigione più lunghi (15-30 giorni). In casi di traumi più gravi non è da escludere un intervento chirurgico.
Come per lo stiramento, apparecchiature elettromedicali, massoterapia e stretching possono aiutare a ridurre i tempi di recupero, ma vanno eseguite seguendo un iter preciso stabilito da medico e terapista.”