Non è facile dare una dimensione a Manuel Molteni. Fino a poco tempo fa lo avremmo definito senza esitazioni uno stradista, puro e con tempi di tutto rispetto (2h28′ in Maratona, 1h10′ in Mezza Maratona). Oggi invece, dopo una stagione 2019 da protagonista nelle gare Vertical, onestamente non sappiamo più dove collocarlo. E’ sicuramente uno stradista molto forte, ma vince anche nei Vertical battendo gli specialisti (vittorie al Vertical Tremezzina, Vertical Lago di Como o Como Urban Vertical non sono casuali).
Forse Manuel Molteni è semplicemente un grandissimo atleta, un vero appassionato di sport, con alle spalle un bagaglio di esperienza sportiva non indifferente, sia per hobby che per lavoro. Il suo lavoro da personal trainer infatti lo rende consapevole, capace di gestire il suo corpo al meglio come pochi saprebbero fare. Conoscenza sportiva e sensazioni si amalgamano fino a formare una forma fisica che, soprattutto in questo 2019, è stata straripante, tanto che in primavera Manuel sembrava ad un certo punto inarrestabile.
Se però nelle gare “only up” si è dimostrato fortissimo, per fare un passo deciso verso il mondo del trail o della corsa in montagna (che lo attenderebbe con curiosità) c’è il fattore discese che, a quanto pare, è limitante e difficilmente superabile. Con Manuel, in queste dieci domande, abbiamo toccato con viva curiosità anche questi argomenti, perchè l’attuale esplosione sportiva del mondo del Trail e dellla Corsa in montagna coincide con una forte ricerca di nuovi stimoli sportivi da parte di Manuel. Quale miglior occasione quindi per fare il grande salto dall’asfalto allo sterrato? Sentiamo Manuel cosa ne pensa …
Quante volte ti alleni a settimana e per quanti km?
Cerco di allenarmi sei volte a settimana e il chilometraggio dipende dal tipo di gara che sto preparando. In vista delle distanze più lunghe, come la maratona, arrivo a 140 chilometri a settimana. In generale faccio due lavori di qualità più una seduta di potenziamento in palestra a corpo libero in settimana. Nelle altre uscite macino chilometri “facili”.
Lo scorso anno hai siglato un ottimo tempo in maratona, come “funziona” più o meno il tuo avvicinamento alla distanza Regina? Che tipo di allenamenti hai fatto?
La scelta della maratona di Amsterdam è stata presa confrontandomi con i ragazzi che alleno, abbiamo ricercato una gara dove ci fosse una cospicua presenza e un buon livello, per non correre il rischio di trovarmi a fare mezza gara in solitaria.
La preparazione è iniziata ai primi di agosto ( la gara era il 20/10), guarda caso con l’inizio delle mie vacanze in Sardegna. Non amo correre in vacanza, ma ero consapevole che la scelta di Amsterdam implicasse questo sacrificio.
La preparazione è stata diversa rispetto agli anni scorsi. Ho deciso di arrivare con più km nelle gambe ad inizio preparazione. Avrei preferito gareggiare maggiormente per trovare ritmo, ma il calendario non proponeva una scelta che andasse di pari passo con l’obiettivo. Chiariamo che tra lavoro e famiglia faccio quello che riesco. Sono ben lontano da chi riesce a macinare 150 km a settimana, e magari riuscire a doppiare gli allenamenti. Cerco di sfruttare il poco tempo a disposizione con sessioni specifiche. Per correre bene una maratona è necessario adattamento e conoscenza delle proprie potenzialità. Devi capire che tipo di runner sei e di conseguenza calibrare e costruirti una tabella a pennello. L’ultimo lungo di 40 km l’ho fatto a 3 settimane dalla maratona, girando ad una media di 3’49/km, più lento rispetto agli anni precedenti , ma per scelta. L’obiettivo era quello di stare sulle gambe almeno 10’ in più rispetto al mio tempo/obiettivo ( scelta che ad oggi rifarei).
A due settimane, ho corso per 30 km , divisi in 10 km a 4 / km + 15 km di gara su sterrato e percorso nervoso , chiusa ad una media di 3.20/km, seguiti da un 5 km a 4.10/km. È stato un ottimo test che mi ha dato buone indicazioni sul mio stato di forma.
Come mai negli ultimi anni hai introdotto più gare in montagna rispetto che su asfalto?
L’avvicinamento al mondo della corsa in montagna è scattato per la ricerca di nuovi stimoli. Ed è stata una bella sorpresa. Ho trovato un ambiente molto più familiare. Si allenta l’ossessione del cronometro, si vive la gara con una mentalità più rilassata. Si corre nel verde e in posti meravigliosi. Corro per la maggior parte “vertical”. Mi piace l’idea di raggiungere la vetta nel minor tempo possibile, sfruttando tutte le energie che ho dentro. Al traguardo hai una forte sensazione di appagamento, perché ti guardi intorno e vedi che sei arrivato lì contando solamente sulle tue forze. Puoi camminare, correre, aiutarti con i bastoncini, aggrapparti a delle corde o piegarti su te stesso e usare anche la spinta delle braccia per salire. Ma l’unica cosa che conta è raggiungere il traguardo. E ovviamente gustare un buon ristoro.
Domanda tabù: la discesa nelle gare di montagna? Non vorresti provare ad allenarla per gettarti anche in gare off-road con maggior dislivello?
Ritengo che allenarsi per un trail , inserendo anche discese, significherebbe dedicarsi completamente a questa specialità. Non che non si possano fare entrambe, ma di certo si perderebbe qualità. Fino allo scorso anno l’obiettivo primario era il scendere sotto le 2h30’ in maratona e, per fortuna, l’obiettivo l’abbiamo raggiunto. Mi rimane un sasso nella scarpa abbastanza fastidioso, ovvero, correre la mezza sotto i 70’ ( dovrei togliere 29’’ al mio pb) anche se ultimamente le gare in montagna mi stanno sempre di più incuriosendo.
Eppure quest’anno un trail lo hai vinto. Il Trail del Viandante, come è andata in quel caso?
Il trail del Viandante è stato il mio esordio in un trail lungo con salite e discese. Indeciso fino all’ultimo sull’iscrivermi o meno, ho cercato di captare più informazioni possibili, soprattutto sull’entità delle salite. Mi ritrovo a condurre fin da subito e l’idea di dover affrontare 25 km in solitaria un po’ mi preoccupava . Ho cercato di pormi degli obiettivi a breve termine, pensando a delle tappe di avvicinamento al traguardo. Poteva essere un ristoro, il 10 km, lo scollinamento alla chiesa e così via. Quel giorno c’era un vento fortissimo che nei primi km a tratti ti buttava indietro, per fortuna il bosco ci ha fatto da scudo e ci ha protetti fin sul traguardo È stato bello vincere in quel modo, vincere il mio primo trail con tutta la mia famiglia che mi aspettava al traguardo.
Da quanti anni sei podista ? Hai praticato altri sport in passato?
Da ragazzino utilizzavo le corse campestri per fare gare anche durante il periodo invernale, durante la pausa della stagione agonistica del ciclismo. Ho sempre avuto un debole per il “cross”. Attorno ai 14 anni ho dovuto scegliere, e ho continuato con il ciclismo. Nel 2010 mi sono laureato in Scienze motorie e da quel momento ho iniziato a seguire la squadra (che tutt’ora alleno) come aiuto allenatore. Inizialmente non volevo più partecipare alle gare e ritornare ad allenarmi con l’intensità e la costanza degli anni precedenti, ma l’agonismo è un istinto che hai dentro e l’idea di gareggiare senza avere la possibilità di dare il massimo non mi piaceva . Ero l’allenatore e dovevo dare il buon esempio, trasmettere grinta e voglia di faticare ai miei ragazzi. Così dal 2012 ho iniziato a fissarmi obiettivi e sono tornato ad allenarmi intensamente.
Ho corso in bici per 15 anni fino alla categoria Under 23 e praticato nuoto.
La gara più bella?
La gara più bella è sicuramente la Bormio Stelvio, ogni anno appena tagliato il traguardo mi dico “basta questo è l’ultima volta ” , ma alla resa dei conti, a bocce ferme, vincono i sentimenti e le emozioni di una scalata che ti porta fin ai 2.758m dopo esserti lasciato alle spalle ben 40 tornanti. La fatica è tanta, il fiato è corto, e il tuo cuore fatica a ricercare ossigeno per nutrire i muscoli. A tratti ti senti stordito, come se ti estraniassi da quello che c’è intorno a te. Ti ritrovi solo ad ansimare, facendo il conto alla rovescia e contando i metri che ti separano dal traguardo. Ma li, uno volta recuperare le energie, ti rendi realmente conto che per quel giorno tu sei un EROE. Ti senti sul tetto del mondo, sulla cima Coppi del giro d Italia. E tutto questo non ha prezzo.
Corri, sei stato ciclista e nuotatore … il passo nel triathlon sarebbe una conseguenza naturale. Non ti attira?
Bella domanda …… devo dire la più gettonata in questo periodo. Un mix tra curiosità e attrazione per un certo verso mi spinge verso questo sport. Ma come altra faccia della stessa medaglia, mi spaventano le tante ore che dovrei dedicare agli allenamenti. Non ho la mentalità di affrontare una gara tanto per farlo. Se decido di buttarmi, lo faccio completamente, per presentarmi al via al 100% e fare una grande gara. Prima o poi proverò questa specialità , ma per ora, deve ancora scattare dentro di me quella voglia e quella curiosità indispensabile per alimentare i sacrifici necessari per questo sport.
Hobby?
Da due anni a questa parte cerco di passare più tempo possibile con la mia famiglia e godermi a pieno mia figlia Martina. Parlando invece di sport, fin da piccolo ho una grande passione per l’Inter. Sono un nerazzurro abbonato da 10 anni. Amo il calcio, anche se non l’ho mai praticato a livello agonistico. Ma quando posso, non dico mai di no a una partitella tra amici. Con attenzione, ovviamente, per non rischiare di farmi male.
Obiettivi per questo finale di stagione ?
La scorsa stagione è stata particolarmente intensa, perciò non ho obiettivi specifici a breve termine. La squadra che alleno (Gs Villa Guardia) parteciperà con me alla maratona di Ravenna. A giorni deciderò se schierarmi alla partenza della maratona o della mezza. Vorrei poi provare qualche trail, anche se la corsa in discesa un pochettino mi spaventa.