Come ben sapete il nostro sito vi ha abituato ad essere costantemente aggiornato con informazioni sul nostro conto, relativamente alle gare che di settimana in settimana venivano disputate. Lo abbiamo sempre fatto con uno stile nostro, improntato su una “dialettica” veloce e simpatica, tentando di coinvolgere il lettore dando simpaticamente soprannomi o ruoli fittizi ai nostri atleti.
In questo periodo, per ovvi motivi, la pagina delle notizie del nostro sito è ricoperta da ragnatele, e per questo oggi abbiamo deciso di pulirla e, pulendola, è saltato fuori casualmente questo testo riguardante il più nobile dei nostri atleti: Simone Tatti.
Sarebbe un delitto non pubblicare queste parole, perché in un momento del genere, la compagnia digitale può essere importante per tutti voi lettori; inoltre ogni accadimento citato nel testo che andrete a leggere, è pura realtà.
Una realtà umile, che evidenzia come Simone Tatti sia un personaggio fuori dal tempo, al di sopra di ogni schema; un personaggio che nell’ultimo millennio ha partecipato attivamente alla vita politica ed artistica europea. Famoso per avere il cognome al plurale, si dice che prima ancora della scoperta dell’America fosse già capace di pronunciare correttamente la parola Massachusetts.
Leggenda o verità, resta il fatto che “il più bello del Lario occidentale” (come ama farsi chiamare) sia un personaggio su cui non si smetterebbe mai di scrivere, un personaggio che Papa Bonifacio XIII definì pubblicamente “troppo figo” quando, nel 1287, il Tatti riuscì a dire “Medioevo” ruttando, durante una festa di Palazzo. Infatti il Principe è sempre stato così, imprevedibile ed anche ingestibile, per questo ad inizio ‘600 fu anche un esponente fondamentale del legittimo tirannicidio, cosa che oggi preoccupa enormemente il Presidente Fulvio Vable, anche se, va detto, ormai il Principe Tatti vive una vita di assoluto basso profilo.
Infatti, dopo secoli di baldoria, in questo nuovo millennio sente prepotentemente la forza della modernità informatica che lo attanaglia, e che lo sta contrapponendo a quello che gli esperti hanno già ribattezzato il “Tatti moderno”, o il “Tatti3.0”, ovvero quel Luca De Maria che con una semplice storia su Instagram è in grado di mettere in ombra mille anni di nobiltà (o di storia vera, come la chiama il Tatti).
Ecco quindi una breve infarinatura su Simone Tatti, il personaggio più “unbelievable” dell’Atletica Pidaggia 1528. E’ sicuramente una storia umile, priva di quei classici “ingigantimenti” che spesso il passare dei tempi ci ha abituato a proporre. E’ una storia nella storia, è un viaggio, è un esempio vivente di come, delle volte, certi personaggi riescono a vivere nelle pieghe dei libri di storia, evitando così di attirare a sé troppe sottolineature.
Sportivo, collezionista d’arte e amico personale di Napoleone, Simone Tatti è sicuramente stato uno dei personaggi più ammalianti e fascinosi del 2019 podistico europeo.
Un personaggio che ha attraversato, cavalcandole, le epoche più affascinanti ed ingegnose, arrivando ad influenzare quei personaggi che oggi si leggono sui libri di storia: un personaggio che, semplicemente, è il legame vivente tra la storia stessa ed il presente.
Vive nella sua villa di Menaggio, un’appariscente villa rinascimentale arredata con gusto artistico di altissimo livello. Infatti, nella sua loggia, troviamo il dipinto dello “Sposalizio di una Vergine”, commissionato dal Principe Tatti stesso nel 1504 al suo amico d’infanzia Raffaello Sanzio, che all’epoca frequentava spesso i salotti di Menaggio, Griante e Cadenabbbia (con tre B, perché a quell’epoca sul Lario vi era una forte influenza di centro italia, forse un po’ ciociara, che portava facilmente alla triplice consonante) .
Nel corridoio, poi, alcune sculture bellissime del Canova, tra cui “Le Grazie”, un’opera che venne realizzata proprio qui, a Menaggio, per attirare le attenzioni di un annoiato Simone Tatti. Antonio Canova fu cugino di Tatti nonché ammiratore del Suo marmoreo sedere (da qui la passione per la scultura); si dice infatti che l’artista di Possagno mosse i suoi primi passi come scultore proprio sulle natiche di un dormiente Principe Tatti. Leggenda o verità, resta il fatto che è proprio grazie a questa amicizia se oggi possiamo vantare verso il mondo opere splendide, uniche ed inestimabili.
Entrando in salotto, poi, sopra al televisore non si può non notare un affresco di Giotto, “Il bacio di Giuda”, commissionato nel 1303-1305 circa da uno zio di Tatti per festeggiare la nascita di un capretto. Poco distante, posto dietro ad una semplice abat-jour color porpora, la “Madonna della Scala”, bassorilievo marmoreo donato da Michelangelo nel 1491, in occasione della prima mezza maratona portata a termine da un giovanissimo Simone. In quell’epoca il Tatti si fece anche ritrarre dai maggiori artisti contemporanei, tant’è che al centro della sua cucina capeggia un suo mezzobusto, realizzato dal Bernini, in occasione di una festa di compleanno. Infatti, guardando con attenzione, si possono persino notare ancora oggi tracce di briciole di torta sulla sua gorgiera.
Eccentrico, estroverso e futurista, per anni Tatti è stato anche amante dei colori, tanto che arrivò ad avere una relazione sentimentale con il colore arancione. La passione per i colori lo portò ad avere molte amicizie nel campo della pittura; a cavallo della seconda metà dell’800 Vincent Van Gogh era una presenza fissa nella sua villa, e pare che l’olio su tela “Boccale e pere” fu dipinto proprio nella cucina del Tatti. Sul lato del dipinto vi è uno spazio vuoto che è dovuto al fatto che la sesta pera fu mangiata dal Tatti stesso, prima che potesse esser ritratta dall’artista, per questo motivo i due litigarono furiosamente e da quel giorno non si videro mai più.
Paul Gauguin, amico di Van Gogh, qualche anno dopo disse che Vincent si tagliò l’orecchio proprio a seguito di questo litigio, come gesto estremo, nella speranza di ricevere attenzioni dal Principe, il quale si consolò mangiando anche il resto delle pere presenti sul tavolo non pensando mai più all’accaduto, dimenticando ben presto anche chi fosse Vincent Van Gogh.
Negli anni a seguire conobbe anche un giovanissimo Salvador Dalì; un Dalì che portava i capelli e le basette lunghe, si vestiva con giacche e calze lunghe e con pantaloni alla zuava, in uno stile fortemente simile a quello britannico. Uno stile inventato dal Tatti stesso qualche anno prima. Dalì impara tutto da Simone riguardo al cubismo, stravede per lui e la loro amicizia dilaga, tanto da far si che i due partecipassero spesso, insieme, alle più disparate mostre europee. Proprio per questo Picasso, già affermato a quell’epoca, impazzì di invidia vedendoli così complici, tanto da comporre “Guernica”, un olio su tela di protesta, non tanto contro la violenza, la guerra e la distruzione, come oggi si legge erroneamente, ma contro quest’amicizia forte che avrebbe voluto essere sua. Fu un dipinto d’impeto che fece molto scalpore, e che oggi Simone tiene in cantina, dietro ad una vecchia maglia del River Plate, squadra che fondò insieme ad un amico.
Ma, facendo un passo indietro, non si può non legare il nome di Simone Tatti anche al periodo della “Bella Epoque”, un periodo storico, culturale ed artistico che vide invenzioni e progressi della tecnica e della scienza senza paragoni rispetto alle epoche precedenti (Simone Tatti stesso inventò il frigorifero a legna in quel periodo). In Francia in quell’epoca Monsieur Tattì (come veniva chiamato oltralpe) era invitato a tutte le feste di palazzo, tanto che nella nazione transalpina, nell’ultimo ventennio del secolo, la parola “ Tattì “ fu più famosa della parola “croissant” (croissant che prende la forma dal sorriso di Simone Tatti). La parte più agiata della popolazione in questo periodo sviluppò il costume di andare in vacanza per benessere, nacquero così le prime località turistiche in senso moderno, spesso termali o balneari e in una di queste vacanze Tatti conobbe i fratelli Wright, al quale diede l’idea di far volare con successo una macchina motorizzata più pesante dell’aria con un pilota a bordo. Questo accadde perché il Tatti, stanco di viaggiare per strada di festa in festa e di vacanza in vacanza, mentre era a cena proprio con i Wright, iniziò a parlare pioneristicamente dell’importanza di sfruttare non solo il suolo, ma anche l’aria, che secondo lui, era “uno spazio immenso inutilizzato dall’uomo per i suoi spostamenti”, facendo il paragone con gli uccelli che pur essendo esseri di questa terra potevano elevarsi dal suolo con immensa facilità. I fratelli Wright se ne andarono da quella cena letteralmente sbalorditi, scioccati da quanto sentito. Qualche anno dopo nacque il “Wright Flyer”. Grazie a questa intuizione Simone Tatti diventò più famoso degli spaghetti.
Una popolarità che già a fine ‘900 era però immensa, quando per esempio aiutò l’ingegnere Gustav Eiffel a disegnare la Torre Eiffel per l’esposizione universale. Questa loro amicizia sfociò anche nella loro prima band amatoriale, fondata per passare in compagnia i noiosi martedi sera. Nacquero così gli Eiffel65 (il 65 è sempre stato un numero amico per il Principe Tatti). In quell’epoca gli Eiffel65 con le loro canzoni condizionano molto il pensiero di Friedrich Nietzsche, rafforzando in maniera smodata il suo concetto di “oltreuomo” e andando a scardinare, per certi versi, la teoria del nichilismo attivo. Nasce così un’intensa amicizia tra il Tatti nobile e musicista ed il Nietzsche filosofo. I due si trovano per anni ogni giovedì sera al Tanamana, discutendo sull’importanza del podismo ad ogni costo in un mondo troppo astratto ed irreale, “accusando” Socrate di aver creato un modello di uomo malato: si crea così, in maniera del tutto spontanea, il periodo dell’illuminismo di Nietzsche che sfocerà nel “lo spirito libero” e la “filosofia del mattino”.
Questo è solo uno spaccato della vita di Simone in questo ultimo millennio; per non trovarci a scrivere un teso troppo lungo e noioso, abbiamo dovuto evitare di approfondire di come il Tatti, con il suo magnetismo aureo, abbia condizionato attivamente il moto gravitazionale del nostro pianeta, per esempio. Oppure di come la stratosfera assomigli in maniera imbarazzante all’esofago di Simone, o magari di quella volta che scoprì l’Isola di Sumatra semplicemente portando fuori il cane per i suoi bisogni.
Insomma, tante cose vorremmo e potremmo scrivere su un personaggio del genere, ma è bene anche tentare di restare umili, e far passare a conoscenza pubblica solo alcune, e non tutte, delle cose che Simone ha fatto, condizionando concretamente il nostro modo di vivere moderno.
#unbelievabletatti