La parola kitsune nella cultura giapponese, parlando di mitologia, si riferisce alla volpe nella sua cultura folcloristica. Proprio per questo nella cultura contemporanea giapponese la volpe trova ampio spazio anche tra i manga, oltre che nelle sculture o nei videogiochi.
Queste figure mitologiche definite Kitsune sono in grado di vivere a lungo e di sviluppare poteri soprannaturali, il cui principale è quello di riuscire ad assumere sembianze umane. L’origine storica del ruolo centrale della volpe nel folclore giapponese è proprio da ricercare nella sua armoniosa convivenza con gli esseri umani.
Tra le forme comunemente assunte dalle kitsune vi sono uomini anziani, belle donne o giovani ragazze; questi ultimi due esempi sono le trasformazioni più conosciute delle kitsune. Nel Giappone Medievale infatti si credeva che ogni donna vista aggirarsi senza meta, specialmente al crepuscolo o di notte, fosse una volpe.
Le kitsune vengono descritte anche come dotate di poteri ancora maggiori, come modificare il tempo e lo spazio, oppure assumere altre forme oltre a quelle umane, come un albero d’incredibile altezza o una seconda luna nel cielo.
Queste conoscenze solo sommariamente descritte delle kitsune fanno ovviamente arrivare ad una deduzione che porta ad un solo risultato: Gisella Beretta è una kitsune. Si aggira senza meta allenandosi ad orari notturni, ha le sembianze di una bella donna, a volte sa assumere le sembianze di un albero d’incredibile altezza (il Rogolone in realtà è Gisella Beretta, e viceversa) e, come successo anche mercoledì, sa modificare il tempo e lo spazio. Nello specifico caso Gisella mercoledì 26 agosto è andata a modificare il tempo e lo spazio sull’Alta Via del Lario, riuscendo a chiudere le solitamente tre tappe dell’AVL in una tappa sola di 21 ore!
Insieme a Gisella, a fare da vera e propria guida, vi era Michele “Volpe a nove code” Bianchi, detto “el Galactico”. Anche Michele è una kitsune, ma la sua età sportiva ultracentenaria gli ha donato la massima onoreficenza per una kitsune: le nove code. Esse conferiscono, a chi le possiede, doti di onniscenza e saggezza infinita.
Per tutte le 21h Michele ha guidato la compagna kitsune lungo il Sasso Canale, l’intaglio di Ledù, la Valle d’Inghirina, il Cardinello, San Jorio e la Val Cavargna; luoghi mitici del trekking comasco, luoghi che meritano ampiamente la visita delle kitsune dell’Atletica Pidaggia 1528, che in questa estate si sono viste spesso in quei posti mitici (il giorno dopo, giovedì, Denis Turcati ha fatto la tratta San Bartolomeo di Bugiallo/Lago Darengo in poche ore mentre un mesetto fa ci era passato anche Manuel Bonardi sull’AVL- qui il suo racconto, e ancora prima, in giugno, sempre Manuel Bonardi con Simone Paredi avevano terminato le prime due tappe in otto ore fino al Giovo).
Grazie alle sue nove code, Michele ha potuto rincasare alle ore 3:00 della notte su giovedi, giusto giusto per poter andare al lavoro alle 6:00 (eh, quando si dice uscire dalla propria confort zone).
Una bellissima impresa per due atleti che, in questo 2020, avevano pianificato una stagione di Ultra-Marathon di altissimo livello, e che hanno saputo deviare la loro preparazione fisica su un’impresa locale che non può non affascinare chi vive le nostre splendide montagne.