Ti voglio celebrare, mela, riempiendomi la bocca col tuo nome, mangiandoti. Sei sempre nuova come niente altro, sempre appena caduta dal Paradiso: piena e pura guancia arrossata dell’aurora! Quanto difficili sono paragonati a te i frutti della terra, le uve cellulari, i manghi tenebrosi, le prugne ossute, i fichi sottomarini: tu sei pura manteca, pane fragrante, cacio vegetale.
Quando addentiamo la tua rotonda innocenza torniamo per un istante ad essere creature appena create…Io voglio un’abbondanza totale, la moltiplicazione della tua famiglia, voglio una città, una repubblica, un fiume Mississipi di mele, e alle sue rive voglio vedere tutta la popolazione del mondo unita, riunita, nell’atto più semplice che ci sia: mordere una mela.Pablo Nerdua
Quando parli di Mela Vertical, non puoi non iniziare l’articolo senza proporre la bellissima “Ode alla Mela” di Pablo Neruda. Certo, apparentemente non centra nulla con lo sport, ma in realtà la cultura e l’arte sono di tutti e coinvolgono tutti, anche lo sport. La stessa arte che ha mostrato di avere Marta Binda nel salire le ripide erte.
L’arte di farlo in facilità, di farlo per la prima volta come se lo avesse sempre fatto, e soprattutto di farlo arrivando in cima scoprendo di avere ancora tanta energia, talmente tanta che il suo tempo già stratosferico, sarebbe potuto essere anche migliore.
Il Mela Vertical svolto sabato 26 settembre altro non è che una terribile mulattiera, che in circa 3km ti fa salire di 1.000m di dislivello, parte tra i meleti e i vitigni, ma la sua pendenza è tale che se una mela dovesse cadere, arriverebbe a valle in un attimo. Risalire questa strada è cosa per pochi, farlo correndo dal primo all’ultimo metro è cosa per pochissimi. “Sì, ho sempre corso” ha detto Marta, constatando di aver chiuso in 43’00” (quarta assoluta in mezzo “alle grandi” di specialità), un crono fenomenale su un km verticale omologato. Un crono che pone grande fiducia verso il Km verticale di Chiavenna di inizio ottobre, sede dei campionati italiani assoluti di specialità. Un crono che è arrivato con una facilità disarmante, una facilità artistica appunto, come se l’unico modo per affrontare quella “terribile” salita sia, appunto, correndola.
Il giorno dopo, domenica, al Tracciolino only-up bellissima è stata la prova di Denise Trivelli, che ha mantenuto alto il “week-end rosa” dell’Atletica Pidaggia 1528. Per lei, alla prima gara stagionale, è arrivato uno splendido 6° posto assoluto nel femminile, che non solo da morale per i prossimi appuntamenti, ma che lascia intravedere un potenziale anche qui enorme nelle gare “only-up”. Un potenziale che, siamo sicuri, Denise saprà esprimere in tutta la sua forza.
Nella stessa gara grande esordio di “Tito” Curti, giunto 22° assoluto in una gara dal livello alto (come sempre in Valtellina), così come comunque buono il 10° assoluto di Simone Paredi, anche se dopo aver guidato la gara per un paio di km, ha dovuto fare i conti con la “classica cotta” che, a volte, arriva. Per vincere bisogna rischiare e questa volta Simone ha dovuto accontentarsi di arrivare in cima “godendosi il panorama” (che tra le altre cose, era bellissimo), onorando una gara che lo ha visto vincitore nel 2019.
@Credit-Photo Davide Fiorelli e Angelo Testa