Non è ovviamente cosa certa, ma la probabilità è che la parola “umile” derivi dal latino “humus”, terra, a cui è strettamente legata anche la parola “homo”, uomo. In effetti, viceversa, la parola superbia, “super bios” ovvero crescere sopra, è l’antitesi dell’uomo, l’opposto di quel legame uomo-terra che è natura, e da cui la parola “umile” è anticamente legata. Essere umile è quindi da sempre un comportamento naturale per l’uomo, un comportamento che però risuona sempre meno in quest’epoca moderna che, infatti, è anche sempre più distaccata e lontana dalla natura stessa.
In questo contesto emerge nettamente una persona come Andrea Acquistapace, un personaggio estremamente umile che non a caso è intrinsecamente legato alla terra, alla natura ed al naturalismo. Un’umiltà sincera la sua, pura, che disarma.
A dire il vero ad Andrea piace in particolare quando la terra è assai ripida sotto ai suoi piedi. Tanto più è ripida tanto più è felice ed a suo agio. I suoi migliori risultati podistici sono sempre arrivati laddove le pendenze si dimostravano proibitive, i Vertical più Vertical possibili nei quali sfruttare la sua forza, costruita in anni ed anni di ciclismo. Anni di ciclismo in cui Andrea ha saputo essere dominante, dove non c’era una gara in salita nella quale lui non arrivasse a braccia alzate. E non è stata una sorpresa vederlo ai massimi livelli anche nel mondo podistico, soprattutto in quelle gare Vertical dove anche uno come lui che, come egli stesso dice, “non sa correre“, riesce lo stesso ad esprimersi in un gesto tanto simile alla pedalata.
In queste sue dieci risposte non troverete mai racconti di grandi vittorie, di record o quant’altro. Le risposte che leggerete sono in perfetta armonia con lo stile di Andrea, ovvero lo stile di un ragazzo la cui umiltà è direttamente proporzionale alla sua forza. E lui è veramente forte!
Tu sei da sempre un ciclista, cosa ti ha portato verso il mondo della corsa?
Il ciclismo è uno sport in cui si guardano molto i numeri. Ora si guardano i Watt, un tempo si guardava la VAM, che si può calcolare anche per un Vertical (come dislivello/tempo). Vedendo i tempi di alcuni ciclisti sul KV di Lagunc mi sono chiesto che tempo potessi fare io, per cui ci ho provato. Conoscevo solo parte del percorso. Quel giorno ho fatto “riscaldamento passivo” (ho lasciato che mi scaldasse il Sole) per evitare di rovinare la gamba prima della gara, dato che non so correre. La gara poi è andata benissimo, molto oltre le attese per cui ho deciso di provare a fare anche altre gare, e ho scoperto quanto è bello questo sport.
In futuro pensi che ti dedicherai anche ad altre specialità della corsa oltre ai Vertical?
Chissà, già quest’anno mi era venuta la tentazione di provare a fare il Valtellina Wine Trail ma ormai le iscrizioni erano al completo. Mi piacerebbe provare anche con la corsa “classica”, ma ho (almeno) due grandi limitazioni: non ho tecnica (quindi in discesa sono fermo) e non so correre … ma mai dire mai …
Ti alleni anche di corsa o continui ad usare sempre e solo la bici?
In estate mi alleno solo in bici e d’inverno faccio sci di fondo. La scorsa primavera ho provato a inserire qualche allenamento di corsa (naturalmente salita e discesa), ma dopo cinque o sei allenamenti sono usciti dei dolorini che mi hanno fatto stare fermo per un po’, per cui da allora “corro” solo lontano dalle gare (o in gara, che in fin dei conti è il migliore degli allentamenti!).
Quindi in realtà corri pochissimi km, eppure nei Vertical sei a volte al livello degli atleti Elite più forti. Hai qualcuno che segue la tua preparazione ? E se no, tu come ti gestisci ?
Non ho mai avuto un preparatore e non ho mai seguito una tabella. Ho costruito delle ottime basi durante gli anni delle scuole superiori, quando, specialmente in estate, mi allenavo moltissimo, ma solo facendo lunghi. Solamente in primavera facevo qualche sparata sulla “mia” salita, Starleggia, per vedere se gli allenamenti dell’anno prima (e dell’inverno con gli sci di fondo ed i rulli) avevano dato frutti. Poi durante gli anni dell’Università ho cominciato a gareggiare, per cui ho cominciato a capire il miglior avvicinamento alle gare e le gare mi aiutavano a entrare in condizione. Da quando lavoro invece purtroppo non ho molto tempo a disposizione, i giorni di ferie, o i fine settimana senza gare, li uso per fare i lunghi, ma in settimana c’è tempo sì e no per fare un’oretta di rullo al giorno (sonno permettendo, anche se ora con lo smart working aumenta il tempo a disposizione).
In passato nel ciclismo hai corso anche un anno tra gli Under23. Com’è stata quell’esperienza?
In realtà ero già un vecchietto, ero già un Elite perché avevo 24 anni. Con la squadra, la Gerbi, mi sono trovato bene ma per entrare in forma a me servono tante gare con salite lunghe in cui menare a tutta, mentre le gare a cui ho partecipato erano quasi tutte “nervose”, piatte o con brevi strappi (anche perché alcune gare erano riservate solo agli Under). Per cui quando ad agosto ho avuto un piccolo infortunio che mi ha impedito di partecipare alla Bassano-Monte Grappa, e ho capito che quell’anno non c’erano più gare adatte a me, ho capito che la categoria non faceva per me.
Una domanda classica per chi fa la doppia disciplina è: si fa più fatica in bici o di corsa? Sapresti darci il tuo pensiero sui due tipi di fatica ?
Bella domanda! Non saprei, in fin dei conti in gara sei a tutta, sia a piedi che in bici. In bici hai il cambio, che ti permette di gestire lo sforzo, ma anche di “moltiplicarlo”, per cui, almeno nel mio caso, tende a essere uno sforzo più “muscolare”.Nella corsa invece teoricamente puoi cambiare la lunghezza del passo per mantenere la stessa frequenza, ma fino a un certo punto. Nei punti dove la salita è più facile non posso fare passi di 5 o 6 metri, e a volte è il percorso a dettare il passo, ad esempio quando ci sono gli scalini. Nel mio caso la corsa come sforzo tende a essere più impegnativo dal punto di vista di cuore e polmoni.
Arrivando dal ciclismo, come hai trovato l’ambiente della corsa in montana in generale? Conoscevi già qualcuno o era un mondo totalmente nuovo?
Mi sono trovato subito benissimo nell’ambiente della corsa in montagna. In tutte le gare si vede la passione che ci mettono gli organizzatori affinché tutto sia perfetto, per cui si respira un’atmosfera particolare, e tante gare diventano veri e propri eventi, dove come atleta ti senti un protagonista. Anche fra atleti c’è un ottimo clima, per cui anche se prima di diverse gare non conoscevo nessuno, si fa amicizia velocemente. In gara poi c’è sempre molto fair play. Inoltre è forse l’unico sport in cui hai la possibilità di correre spalla a spalla con delle vere e proprie leggende.
Oltre allo sport, hai altri hobby a cui ti piace dedicarti?
La lettura, che però è rimasta vittima del Covid, in quanto leggevo sui mezzi pubblici andando al lavoro, mentre ora vado in macchina, e dato che guido io direi che è meglio se non leggo. Mi piace leggere un po’ di tutto, libri di economia e storia economica (Keynes, Schumpeter, Eichengreen, Galbraith, Cipolla, etc.), storia locale e storia in genere, ma anche altra saggistica (divulgazione scientifica, statistica, etc.) e narrativa, non tanto quella contemporanea, quanto piuttosto i classici, o la letteratura ottocentesca, tipo Verne. Poi mi piace anche suonare la pianola, anche se in realtà non sono capace, ma se dovessi fare solo quello che so fare non mi sarei mai messo nemmeno a correre!
I tuoi obiettivi per il 2022? Tu hai vinto il Mapei Day sullo Stelvio in bici, non ti ispira provare a farlo anche di corsa?
Nel 2022 mi piacerebbe riuscire a migliorarmi al Vertical di Lagunc. Poi vorrei far bene il Valtellina Vertical Tube (sperando che ritorni), il K2 di Talamona e il Mela Vertical. Lo Stelvio come gara di corsa per me è troppo veloce, e anche l’anno prossimo sarà il mio principale obiettivo in bicicletta. Ma mai dire mai (anche perché gli anni passano, per cui non escludo di provare con tipologie di gare per me nuove).
L’ultima domanda è anche la più “difficile”. Chiudiamo l’intervista andando a spasso con la fantasia: se tu avessi a disposizione un anno intero di completa libertà, senza nessun impegno nemmeno lavorativo, cosa faresti?
Mi piace pensare che cercherei di programmare meglio gli allenamenti, dedicando il tempo libero che resterebbe alle mie passioni extra-sportive, ma conoscendomi so che rischierei di esagerare con i chilometri, facendo un lungo dietro l’altro. Infatti guardando indietro le stagioni migliori sono state quelle in cui potevo dedicare l’estate alla bicicletta, e come allenamenti facevo solo lunghi, ma all’epoca ero abituato e avevo poco più di vent’anni, per cui forse è meglio continuare a costruire gli allenamenti in base al tempo a disposizione …