Non è facile dare la giusta dimensione ad un serpente. Fin dall’antichità il serpente è l’emblema della cattiveria, della meschinità e questo grazie soprattutto agli scritti che gli attribuivano questa o quella cattiveria. Fu proprio Esopo a scrivere “un contadino incontrò sulla strada un serpente mezzo morto di freddo e se lo mise sotto la giacca per scaldarlo. Appena riavutosi però il serpente lo morse, diventando così l’emblema di quelle persone infide che ricambiano col male chi (scioccamente) fece loro del bene,” e come lui anche Virgilio, Dante e molti altri. Del resto “rettile” viene da quel repere che vuol dire strisciare, perché pare che era proprio questa, per i nostri antenati, la caratteristica più inquietante dei serpenti.
Ma il serpente sa inquietare ed affascinare allo stesso tempo, e quindi a contrasto di tutto ciò vi è il serpente che cambia pelle e si appropria del simbolo della rigenerazione, oppure il serpente rappresentato dall’affascinante simbolo dell’Uroboro, un serpente che si mangia la coda, apparentemente immobile ma in eterno movimento, che divora e rigenera se stesso, e va a rappresentare l’energia universale che si consuma e si rinnova di continuo, la natura ciclica delle cose. Il bastone di Esculapio invece è l’emblema della medicina, costituito da un serpente arrotolato oppure il famosissimo simbolo del caduceo (che tutti avrete visto almeno una volta … a settimana, in ogni paese, in ogni città): “un giorno Ermes vide dei serpenti che litigavano e per dividerli lanciò un bastone, su cui i due si attorcigliarono pacifici. Nacque così il caduceo, simbolo di sapienza e di pace, che divenne perciò l’insegna dai messaggeri.”
Paradossalmente persino il serpente biblico può essere trasformato in un modello positivo. Il serpente è un ottimo venditore perché in realtà vende, attraverso la mela, il sogno di una vita diversa. È la voce comune di quell’insoddisfazione che non ci fa mai contenti di come siamo, e che è difetto e risorsa contemporaneamente. Quindi è giusto che ci sia sempre un serpente a simboleggiare qualcosa, a dar vita con la sua personalità a miti, leggende e quant’altro e, fortunatamente, anche in seno alla Pidaggia, tra mille volpi, vi è un serpente: Mauro Menozzi, il Cobra di Cislago.
Questo weekend Mauro si è presentato alla Strasaronno, gara cittadina di 10km, portandosi a casa il 3° posto assoluto in 35’07” che, insieme ai podi di Maxi De Bernardi, 2° al Giro dei Montecchi e Manuel Bonardi, 2° al 5.000m pista di Capriasca (Svizzera) in 15’41”, porta a 57 il numero di podi assoluti stagionali per l’Atletica Pidaggia 1528. A Tesserete era presente anche Andrea Torri, alias Tonni insuperabili, che ha chiuso 10° in 18’23”.
Nel weekend scorso del 17/18 settembre invece alla Mezza dell’Acqua a Dosso del Grillo (SO), su un percorso in parte sterrato, Ester Pitorri, nientepopodimeno che la creatrice nel logo della Pidaggia, è giunta 10° donna in 2h12’23”, mentre a Chiasso alla penzi…iamo Chiasso 10km, bell’8° posto assoluto e 3° di categoria per Fulvio Vable in 36’57”, così come ottimo il piazzamento di Carmen De Lucia nonostante un errore di percorso, 5° assoluta e 2° di categoria in 45’35”.
Infine, nei campionati italiani Master di di Martinengo (BG), ottime le prove delle tre volpi iscritte. Tra gli SM45 buon 5° posto di Simone Paredi in 32’21”, così come ottima la top ten di Fulvio Vable tra gli SM55, 10° in 36’19”. In campo femminile è stata Carmen De Lucia a cogliere un fantastico 10° posto tra le SF45 in 41’16”, suo nuovo personale sulla distanza.