Oggi siamo andati ad intervistare Gloria Giudici, azzurra di corsa in montagna nonché ottima maratoneta. Nella sua carriera sportiva Gloria ha saputo cogliere risultati di prestigio, come il 13° posto assoluto ai Mondiali di Lunghe Distanze a Zermatt o un 2h47’30” alla Maratona di New York 2017, solo per citarne alcuni. In mezzo tante, tantissime gare, vittorie, podi e soprattutto emozioni. Tanti chilometri quotidiani tra le strade di Appiano Gentile e limitrofi, da sola o in compagnia, a preparare quella o questa gara con una sana e tenace determinazione.
Nello sport non si inventa niente, e Gloria ne è un esempio lampante. E’ tutto un difficile equilibrio tra lavoro, sport e vita privata.
Già, Gloria è un’equilibrista, lo è da anni ormai ed è sempre più brava ad esserlo, tanto che ha costruito una carriera sportiva sempre più solida, che le sta regalando le soddisfazioni che si merita.
Ad oggi non si è ancora capito se in realtà sia una maratoneta o un’atleta di corsa in montagna; non si corrono le maratone a meno di 4’ al km per sbaglio, così come non si conquistano le maglie azzurre del mountain running per caso. Forse neppure lei sa mettersi un’etichetta precisa, lasciandosi cullare dal mondo dell’Atletica, accettando man mano tutte le sfide che gli si propongono.
Sappiamo con certezza solo che Gloria è un’atleta da cui prendere esempio, proprio per questo abbiamo voluto iniziare quella che sarà una rubrica di interviste mensili proprio con lei, per offrire subito a voi, cari lettori, un personaggio dal quale è possibile cogliere e carpire qualcosa di bello ed importante.
Hai vestito ormai varie volte la maglia azzurra nella tua carriera. Dicci, quale è stata la volta che ti ha emozionato di più e perché?
L’emozione che provo quando succede di indossare la maglia azzurra è sempre molto forte, intensa e ogni volta diversa, per circostanza, stato d’animo, esperienza. Difficilmente posso dimenticare la prima, vestita in occasione dei mondiali di corsa in montagna lunga distanza disputati nel 2015 a Zermatt. E’ arrivata in maniera inaspettata, quasi casuale, travolgente: ho partecipato alla gara di selezione senza sapere che lo fosse, sono arrivata seconda guadagnando il posto in squadra.
Quale gara porti di più nel cuore? La gara che vorresti correre sempre, ogni anno.
Ci sono gare che porto nel cuore per l’esperienza fatta e magari per averla condivisa, per la strada percorsa con l’unico obiettivo di arrivare pronta all’appuntamento, per il risultato ottenuto o per il calore della gente, ma non una che vorrei sempre fare: correrei il rischio di rovinare o far sbiadire un bel ricordo. In alcune occasioni, però, capita che la gara non vada come immaginato e allora sì ho voglia di ripresentarmi l’anno successivo, come per una rivincita!
Sappiamo che alla Maratona di New York tu e chi ti accompagnava avete avuto problemi con la metro, al mattino prima della gara. Raccontaci come sono andate le cose.
Un colpo basso questo!
Sapete che a New York partenza e arrivo della maratona non coincidono, perciò il mattino molto presto un bus navetta attende gli atleti per accompagnarli a Staten Island. L’appuntamento era per le 6 spaccate all’hotel in cui alloggiavano gli élite. Il nostro modesto appartamento preso in affitto per i pochi giorni di permanenza distava non poco dal luogo dell’incontro, ma New York è ben servita delle linee della metro. Il mattino della gara la sveglia è suonata prima dell’alba: tempo per una frugale colazione, un veloce controllo a tutto il necessario e via verso la fermata più vicina … ecco, la metro che ci avrebbe portati a destinazione non è mai passata. Appena ce ne siamo resi conto abbiamo avuto solo qualche secondo di tentennamento, ma è bastato incrociare lo sguardo di Francesco e Tito per capire che per arrivare in tempo avremmo dovuto correre fino all’hotel Hilton, circa 1 miglio e mezzo. Erano le 5.45, avevamo una maratona da correre e poca altra scelta!
Come imposti i tuoi allenamenti? Quante volte ti alleni a settimana?
Corro tutti i giorni alternando tra fondi lenti, variazioni, ripetute brevi, lunghe e salite. In alcuni momenti dell’anno riesco a doppiare nel fine settimana con due sedute di corsa oppure una di corsa e l’altra in bici. Un paio di volte invece faccio una seduta di corsa seguita da esercizi di rinforzo: abbiamo costruito una piccola palestra a casa con qualche semplice e utile attrezzo, per ottimizzare il tempo.
E’ difficile allenarsi da atleta élite alla sera, dopo il lavoro, quando invece in altri sport, per molto meno, si è già professionisti. Credi che il mondo dell’Atletica sia troppo poco considerato? In particolar modo il mondo femminile dell’Atletica?
E’ difficile, sì. Richiede molto, soprattutto in termini mentali. La mia giornata finisce sempre dopo l’allenamento, quando d’inverno il sole è sparito ormai da molte ore. Buio e freddo non sono compagni clementi. Non credo che il mondo dell’atletica in generale sia poco considerato. I corpi militari continuano ad arruolare atleti. Piuttosto, dobbiamo chiederci se questo è davvero il sistema migliore per incentivare la pratica dello sport ad alto livello. Se ci fosse la volontà si potrebbero trovare anche altre strade per consentire ad un atleta di alto livello di continuare ad eccellere nella propria specialità pur non rinunciando al proprio lavoro, senza pesare sulle casse pubbliche. Questo vale per uomini e donne nella stessa misura. Non credo che le donne abbiamo meno opportunità degli uomini da questo punto di vista. Purtroppo manca una cultura dello sport praticato professionalmente nel nostro paese e lo sperimentiamo quotidianamente.
Hai sempre fatto podismo? O hai iniziato con altri sport?
Sono cresciuta sulla bicicletta! Ho iniziato a gareggiare a 7 anni e proseguito fino ai 17. Alla corsa mi sono avvicinata tardi, dopo i 20 anni. Correvo solo perchè ferma non so stare! Solo con il tempo ho capito di poter dare e avere di più.
Quindi usi ancora molto la bicicletta per i tuoi allenamenti?
Sì, la uso principalmente perchè mi piace, mi aiuta a riordinare le idee! E’ un buon mezzo per recuperare da gare o allenamenti impegnativi in modo da alleviare il carico su articolazioni e tendini ma anche per fare un po’ di forza in modo alternativo. Quando capita qualche infortunio cerco di mantenere l’allenamento con la bici, usandola anche indoor sui rulli.
Domanda a bruciapelo. Corsa su strada o Corsa in montagna?
Not fair! una stagione su strada, una in montagna 😉
Corsa in montagna futuro sport Olimpico. Utopia o realtà?
L’obiettivo è che con il tempo diventi realtà. Un numero di persone in costante aumento negli ultimi anni si è avvicinato alla corsa off-road e anche l’interesse dei media sta crescendo, così come il numero di nazioni che partecipano ai campionati del mondo. Questo contribuisce ad aumentare sempre più il livello delle competizioni internazionali. Mi auguro che le istituzioni riconoscano l’evoluzione dell’ambiente e, quindi, la dignità che questa disciplina merita.
Obiettivi per questo 2019 ?
Quest’anno è partito in salita. Qualche malanno di stagione sta durando più del dovuto e aggiunge fatica imprevista, ma fa parte del gioco. E’ richiesta una dose aggiuntiva di pazienza! Dallo scorso anno ho imparato che le forze vanno centellinate, che fisico e mente in certi momenti hanno estremo bisogno di riposo. Dargli ascolto è l’obiettivo che più di ogni altro vorrei raggiungere. In quanto alle gare, mi piacerebbe poter correre una buona maratona in primavera (e magari una migliore in autunno!) per poi dedicarmi alla preparazione del campionato del mondo di trail che si svolgerà in Portogallo a inizio giugno. Sierre-Zinal e Jungfrau per il momento sono due idee per la parte centrale della stagione di montagna. E chissà se questo sarà l’anno buono per una gara di duathlon!