L’insegnamento è un’arte antichissima, un’arte spontanea nata praticamente insieme alla vita sulla terra. Insegnare ad un cucciolo a mangiare, a cacciare, a stare eretto sulle proprie zampe; e poi insegnare ad accendere un fuoco, a coltivare e così via, fino ai giorni nostri dove l’insegnamento è ancora la base della nostra cultura, l’anello di congiunzione tra le generazioni che si susseguono su questo pianeta.
Nel tardo latino “insignare” significava “imprimere dei segni”, “incidere”, e questo la dice lunga su come l’insegnamento sia un solco nella cultura di ognuno di noi, e di come chi insegna può scavare e “incidere”, appunto, nella coscienza e nella formazione di ogni suo allievo. Ma l’insegnamento non viene fatto solamente agli altri, a volte si può essere gli insegnanti di sé stessi, sapendosi ascoltare, conoscendosi e concentrandosi sulla propria persona.
Oggi, per rispolverare la nostro rubrica “10 domande a…”, siamo andati a conoscere una persona che sa insegnare agli altri ed anche a sé stessa: Ilaria Bianchi.
Di professione insegnante appunto, Ilaria nei suoi tantissimi anni da atleta ha sempre saputo evolversi e migliorarsi, arrivando non a caso a siglare alcuni dei suoi migliori tempi in questo 2021, segno che con il passare del tempo ha saputo cogliere chiaramente i frutti dell’esperienza personale. Ha saputo insegnare a sé stessa come migliorarsi nonostante una vita intensa, che nell’arco temporale della sua carriera di atleta le ha inserito nella sua quotidianità il lavoro, il matrimonio e i figli.
In tutto questo Ilaria ha sempre saputo mantenersi, insegnando a tutti noi come sia possibile inseguire i propri sogni e obiettivi in una vita impegnata, insegnando ai propri figli come si possa essere madri ed atlete contemporaneamente, ed insegnando a sé stessa come ci si possa adattare alle situazioni senza dover per forza snaturarsi.
Le dieci domande ad Ilaria saranno quindi una lezione, da leggere in silenzio e seduti, senza fare rumore (è pur sempre un’insegnante).
La prima domanda è la più scontata: quando hai iniziato a correre, e come?
Quando ero in prima media nel 1996 il mio professore di scienze motorie (Fabrizio Anselmo) mi consigliò di partecipare ai giochi della gioventù. Lo feci e mi piacquero molto, così l’anno successivo iniziai a fare atletica nella Società Ginnastica Comense. Per 3 anni nelle categorie giovanili (1 anno ragazza e 2 anni cadetta) provai tutte le discipline dalla velocità al mezzofondo, dal salto in alto al lancio del giavellotto, passando per corsa ad ostacoli, salto in lungo, staffetta 4×100 e 4×400. Iniziai a fare gare in tutte le discipline scoprendo che mi divertivo tantissimo a gareggiare, ma il mio primo amore furono i cross. Fu in una gara di cross che vinsi la mia prima coppa e nei cross partecipai alla mia prima rappresentativa provinciale. Così dal 2001, entrando nella categoria allieva, decisi di dedicarmi solo al mezzofondo. Fino al 2008 rimasi in Comense allenata da Fabrizio Anselmo. Nel 2002 feci la mia prima gara di corsa in montagna e rimasi stregata da questa disciplina. In questo anno vinsi il mio primo titolo regionale di corsa in montagna categoria allieva e da quel momento la corsa in montagna divenne per me il principale obiettivo, anche se mi è sempre piaciuto spaziare in più ambiti (strada, cross, pista e montagna). Dal 2009 al 2013 ho corso per l’atletica Vallecamonica allenata da Marco Agostini, è seguito un anno in Atletica Arcisate (2014) e dal 2015 sono tesserata per la Recastello Radici Group. Dal 2014 mi sono allenata da autodidatta mentre da ottobre 2019 mi segue Maria Righetti.
Hai detto che hai scoperto l’atletica grazie alla scuola. Quanto pensi sia importante far conoscere ai ragazzi i vari sport che si possono fare? Che ruolo può avere la scuola nella crescita dell’atletica?
Credo che la pratica degli sport a scuola sia fondamentale per fare conoscere e provare ai ragazzi diverse discipline sportive; inoltre credo che partecipare alle gare a loro dedicate possa fungere da stimolo per migliorarsi e magari appassionarsi a tali sport. Io ho sempre preso parte ai giochi della gioventù in pista e ai cross regionali e provinciali dedicati alle scuole. Fare queste gare è inoltre aggregante e rinforza il carattere.
In questi anni di atletica, ci sono stati atleti da cui hai preso spunto o imparato, e che hai ammirato particolarmente per diversi motivi?
Da piccola ammiravo Alberto Cova. Ad una gara nella categoria allieva sono stata premiata da lui e per me era stata una grande emozione. Sono cresciuta con i miti di Stefano Baldini, Paula Radcliffe e Kenenisa Bekele. Sono sempre stata affascinata dalle loro gesta atletiche. Nella corsa in montagna invece per me sono un simbolo Marco De Gasperi e Kilian Jornet, però ci sono atleti molto vicini a me che ammiro per diversi motivi. Alice Gaggi, è un’atleta completa, forte su ogni superficie che sia montagna, cross o strada. Ma ciò che la contraddistingue è la sua dolcezza, la sua umiltà e la sua empatia con le persone. Elisa Desco, la ammiro per aver rialzato la testa dopo ciò che le è capitato e aver continuato a combattere per ciò che le piace. Sin da piccola era un piacere per me vederla correre con facilità, sembra non faccia mai fatica, anche lei ha saputo cogliere grandi risultati su ogni tipologia di gara
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Com’è gestire famiglia, lavoro e sport di alto livello? Come riesci ad incastrare tutto quanto?
Non credo di essere un’atleta di alto livello (non ho mai vestito la maglia azzurra e non ho mai vinto un titolo italiano individuale assoluto). Sono una mamma lavoratrice che corre con tanta tanta passione e che si diverte un mondo ad allenarsi e gareggiare. Prima di avere figli mi allenavo ogni giorno e un giorno a settimana riuscivo a fare doppio allenamento. Da quando ho i bimbi è già un miracolo a volte riuscire a fare l’allenamento giornaliero. In ogni caso, salvo imprevisti, mi alleno quotidianamente cercando di incastrare l’allenamento con gli impegni familiari. Io sono professoressa quindi solitamente mi alleno appena uscita da scuola alle 13, finito allenamento recupero i bimbi alla materna verso le 15:30 e il pomeriggio sto con loro. Appena loro si addormentano lavoro per la scuola (preparo lezioni, correggo verifiche, ecc.) di solito dalle 21 fino alle 23 o oltre dipende dai giorni. Ho diminuito notevolmente il numero di gare annuali per poter stare maggiormente il weekend con i bimbi e anche il chilometraggio settimanale non è quello di prima. Quando riesco cerco di portare i miei figli alle gare perchè credo che l’ambiente dell’atletica sia un ambiente sano e accogliente, inoltre loro si divertono e vengono volentieri. Purtroppo non sempre riesco ad allenarmi come vorrei, però mi rendo conto che per ora che i bimbi sono ancora piccoli (Sofia ha 4 anni e Gabriele 2) di più non posso pretendere.
Adoro le gare in salita, in particolare i Vertical. Prima di tutto mi piace l’idea di arrivare in vetta per poi voltarmi e osservare la strada fatta e il panorama; anche prima di fare corsa in montagna andavo spesso a camminare in montagna e la salita verso la cima era la parte che mi piaceva di più. Poi per delle mie caratteristiche fisiche faccio meno fatica a correre in salita che in pianura, ho sempre patito molto i ritmi, sono il mio punto debole ed è quello su cui voglio migliorare. In salita, invece, prendo il mio passo e salgo. Il mio primo vertical è stato il KV Chiavenna-Lagunc nel 2009, gara a cui sono particolarmente affezionata e che cerco di fare ogni anno. L’anno scorso fare in questa gara il tempo di 40’20” è stata per me una grandissima soddisfazione.
Ho iniziato a scrivere i miei allenamenti e le mie gare nel 2001 e da allora non ho più smesso. Ho 21 diari che testimoniano il mio percorso atletico. No, non ho mai pensato di digitalizzarli, adoro scriverli a mano e conservare i miei quadernetti. Avevo iniziato su suggerimento del mio allenatore di allora per verificare i miei miglioramenti.
Obiettivi per il 2022?
Per il 2022 mi piacerebbe migliorare in salita per quanto riguarda la stagione di corsa in montagna, e provare a fare una buona mezza maratona nel periodo primaverile. Un altro grande desiderio sarebbe fare la mia prima maratona. Avevo iniziato a prepararla nel 2014, anno in cui ho fatto la Monza-Resegone e quindi avevo una buona preparazione per quanto riguarda i chilometri, ma poi a causa di una tiroidite sub-acuta mi sono dovuta fermare 3 mesi e quando ho ripreso ad allenarmi ero molto debilitata. Ho ritentato la preparazione nel 2016. Anche in questo anno avendo preparato il Val Bregaglia Trail di 44 km partivo da una buona base, ma dopo questa gara rimasi incinta. Dal 2017 ad oggi, con in mezzo le due gravidanze e poi i bimbi piccoli, non ho più avuto tempo di fare una buona preparazione per la maratona. Però ormai sono 7 anni che desidero correrne una e spero che presto questo desiderio si avveri.